Questionario di Holden: Stefania Contardi

Cosa ti ha spinto a scrivere questo libro?
Probabilmente la necessità di esorcizzare un momento storico personale delirante, coinciso con un trasloco impegnativo. Un trasloco è un po’ come un lutto, roba che richiede tempo di rielaborazione e che ti cambia per sempre, se non ti uccide.

Attualmente stai lavorando a qualche libro?
Assolutamente sì: una nuova silloge, due romanzi e alcune storie per l’infanzia. Scrivendo generi diversi dalla poesia alla narrativa per ragazzi e adulti, credo sia normale avere sempre qualcosa in cantiere. Basta saper cambiare cappello e voilà.

Preferisci libri stampati, audiolibri o e-book? Perché?
Sono old fashion e quando acquisto un ebook poi acquisto sempre la versione cartacea, che deve avere una sua collocazione fisica nella mia libreria. Quella che ha una sua identità olfattiva e che migliora quando invecchia, come il buon vino!

Cosa ha ispirato l’ambientazione del tuo libro?
Senza alcun dubbio la città di Genova, la Superba, con il suo passato glorioso e le sue contraddizioni: crocevia di culture e profumi, di palazzi rinascimentali e architettura fatiscente, di profumi di spezie e focaccia e di pipì di cane. E il mare!

Fai una scaletta di ciò che vuoi scrivere o ti lasci guidare dalla storia?
Il computer, per fortuna, concede quella grande libertà di rieditare il testo a piacimento, per cui la scaletta non mi è necessaria: scrivo, modifico, aggiungo, sposto, costruisco e decostruisco l’architettura della storia fino a soddisfazione.