Vitamina L raccoglie i contenuti degli Autori della casa editrice Giovane Holden Edizioni. Ogni lunedì alle ore 18 intervista a un Autore per parlare del suo libro e non solo. L’Autore risponde, inoltre, anche a 5 domande tratte dal Questionario di Proust.
È con grande piacere che il nostro blog ha avuto la possibilità di intervistare l’emergente band hard rock neozeandese Black Smoke Trigger grazie al contatto avuto tramite la pagina Facebook a loro dedicata. Esattamente un anno fa, nel novembre 2019, esce il loro primo album “Set It Off” che all’esordio ha raggiunto la dodicesima posizione nelle vendite nella categoria Hard Rock.
Tra le influenze del gruppo artisti come Audioslave, Alice in Chains e Guns N’ Roses.
La band è composta da quattro membri:
Josh “Baldrick” Rasmussen – voce
Charlie Wallace – chitarra
Dan Fulton – basso
Josh Te Maro – percussioni
Abbiamo chiesto a “Baldrick” di rispondere a cinque domande, sulla loro musica, il loro album e il futuro…
Josh “Baldrick” Rasmussen
1 – Abbiamo ascoltato il vostro primo album “Set It Off”. Le tracce sono veramente un concentrato di hard rock che personalmente amo molto. Ma sono molto curioso di sapere com’è nata la band.
Ehi, Marco. Grazie mille. È fantastico sapere che ti sia piaciuto l’EP! I Black Smoke Trigger si sono formati all’inizio del 2019. Tutti e quattro i membri della band hanno suonato insieme in passato in vari gruppi. Charlie [Wallace] mi si avvicinò e mi chiese se volevo cantare per la sua nuova band che divenne BST. Tutto ciò di cui avevamo bisogno da quel punto in poi era un batterista e un bassista decenti per cominciare e sapevamo esattamente chi volevamo far salire a bordo. Josh [Te Maro] era ansioso di colpire le pelli delle percussioni per noi e non molto tempo dopo Dan [Fulton] è salito a bordo suonando il basso. Da lì abbiamo praticamente scritto senza sosta per l’EP.
Dan Fulton
2 – Com’è nato l’album “Set It Off”? A differenza di tante band rock, nel vostro non c’è una ballata, è una scelta precisa?
“Set It Off” è stato un album di affermazione per noi. Volevamo che fosse rock ‘n’ roll duro e crudo e credo che l’abbiamo realizzato molto bene in questo EP. Immagino si possa dire che non avere una ballata lì sia stata una decisione consapevole. Anche se è un lungo EP con sette canzoni (più un’ottava canzone bonus sul vinile), volevamo che fossero tutte canzoni rock che colpiscono duramente.
Charlie Wallace
3 – Parliamo di futuro. State lavorando a un nuovo album? Ci potete anticipare qualcosa?
Attualmente stiamo lavorando al nostro primo album completo. Abbiamo lavorato molto duramente sulle canzoni e siamo fiduciosi che i nostri fan adoreranno questo album quando sarà completato! In questo momento stiamo rilasciando una versione per collezionisti di “Set It Off” per celebrare l’anniversario della nostra prima uscita. Sono in fase di produzione solo 333 copie e saranno presto disponibili sul nostro sito web. L’edizione per collezionisti include tutte le canzoni dell’album normale con l’aggiunta di quattro registrazioni live e la bonus track “Army Of One” insieme ad alcune modifiche all’estetica dell’album.
Josh Te Maro
4 – Stiamo affrontando una pandemia globale che ha completamente rivoluzionato le nostre vite. Voi come state affrontando questa emergenza Covid, avete in programma un tour mondiale, magari con una data in Italia?
La Nuova Zelanda è stata piuttosto fortunata durante questa pandemia perché non abbiamo avuto molti casi rispetto al resto del mondo. Siamo rimasti bloccati per alcuni mesi, ma abbiamo sfruttato l’opportunità per restare a casa e scrivere per l’album. Nessun rallentamento per noi! Una volta che l’album è finito e il mondo è di nuovo aperto alla musica dal vivo, siamo sicuramente ansiosi di tornare in tour e non lasceremo fuori l’Italia!
La cover del loro primo album “Set It Off”
5 – Ci aspettiamo tanta altra vostra musica per i prossimi anni a venire. Ma oltre a scrivere canzoni, avete un sogno nel cassetto?
Suppongo che si possa dire che il nostro sogno/visione sia quello di essere il più grande gruppo hard rock moderno in scena. Scrivere canzoni importanti e girare ripetutamente il mondo in modo da poterle eseguire per i nostri fan. Vogliamo essere al vertice, uno dei più grandi gruppi rock attivi.
Ringraziamo “Baldrick” per aver essere stato così gentile a rispondere alle domande e gli facciamo un in bocca al lupo per il loro sogno nel cassetto.
Vitamina L raccoglie i contenuti degli Autori della casa editrice Giovane Holden Edizioni. Ogni lunedì alle ore 18 intervista a un Autore per parlare del suo libro e non solo. L’Autore risponde, inoltre, anche a 5 domande tratte dal Questionario di Proust.
a cura della redazione di voceailibri.wordpress.com
1. Come mai hai deciso di “buttarti” in questa prova da scrittrice? Diciamo che non mi ci sono proprio buttata, lo faccio da sempre e inizio a pensare che sia una cosa che non smetterò mai di fare. Ho iniziato quando ero piccola, scarabocchiando disegni e qualche frase, poi andando avanti ho avuto un diario (come tutte credo) finché non mi sono appassionata ai libri e perciò, alla scrittura di romanzi.
Partiamo dalla premessa che leggere David Foster Wallace è sempre affascinante e stimolante. Il libro si apre con una lunga introduzione del collega Mark Costello col quale nel 1989 Wallace ha scritto questo saggio sul rap. In questo testo ci viene fornita una visione della vita dei due mentre erano intenti nella stesura del libro. L’altra premessa è che conosco la storia della musica rap, da dove nasce, cosa rappresenta culturalmente e socialmente, gli artisti che la interpretano tanto quanto conosco a memoria tutte le canzoni di Pappalardo. “Il rap spiegato ai bianchi” racchiude molte osservazioni sul genere offerte con una maestria linguistica (Wallace) che ti farebbe apprezzare l’ascolto anche della musica gregoriana sacra antica medioevale mistica mentre stai correndo per le strade del paese per tenere fede alla tua promessa di fare attività fisica almeno una volta a settimana. Costello, invece, interviene con piglio meno aulico, quasi da reportage, sui campionamenti e sulla necessità e lo scopo del rap e dell’hip-pop. Un lavoro ibrido che cerca (e riesce) di fare una critica musicale e un’analisi culturale degli anni post Reagan, ma che non nasconde la passione di questi due roommate per il genere che ha reso famosi Public Enemy, Ice-T, LL Cool J, Ice Cube e molti altri.
«Nel 2005 ho capito di colpo che mi sarebbe piaciuto tentare la strada del romanzo, ma ancora mi mancava lo spunto, l’idea forte, arrivata poi grazie alle ricerche materne. Ho incominciato a scrivere i primi capitoli, poi un’estate ho deciso di partire per Pisticci per approfondire le ricerche e respirare l’aria del luogo che aveva fatto da sfondo alla vicenda di Celeste e Francesco. Sono tornata a Varese carica e decisa a terminare il libro, grazie anche ai nuovi elementi emersi dai documenti ritrovati là», spiega Francesca, che divide la sua esistenza tra l’asilo, lo sport e la scrittura.