“Chumb e Mary” di Barbara Scattini: la diversità come ricchezza

a cura della redazione di insiemeamammaepapa.com

“Chumb e Mary” è un appassionante libro della serie dedicata a Chumb, gigante dal cuore d’oro e alla sua amica Mary. Come le precedenti avventure anche queste è sospesa tra due mondi apparentemente troppo lontani ma che, con ingegno e fantasia, possono incontrarsi superando tutti gli ostacoli. I due protagonisti in perfetta sinergia tra loro cercheranno di dare una lezione a tre giovani bulli che tormentano e seminano il panico in città spiegando loro che divertimento ed amicizia sono due splendide emozioni, molto diverse dal fare del male e combinare guai. Una lettura perfetta per essere fatta in condivisione per scoprire quanto ogni diversità può diventare una ricchezza nelle vite di ognuno di noi.

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“Quello di cui non vogliamo parlare” di Gian-Luca Baldi: ricordi, emozioni e identità

a cura di Maria Landolfo

Il romanzo di Gian-Luca Baldi oscilla tra i fatti realmente accaduti, rielaborati e “scremati” dall’autore, e l’opera di fantasia. Parte da un fatto accaduto, doloroso, la morte dell’amato padre regista e scrittore, il fattore scatenante di un’introspezione profonda. Il racconto si pone come mezzo di conoscenza interiore e chiarificatrice e sembra avere come meta la piena espressione di quelle emozioni talvolta represse lungo l’arco di una vita.
Leggendo questo romanzo si percepisce lo sforzo consapevole dell’autore di porsi alla giusta distanza per poter focalizzare e descrivere con le parole una realtà mentale sfuggente e misteriosa, a lungo rimossa.
Descrive con metafore “liquide” i misteriosi processi interiori, come fiumi, laghi sotterranei, neve e fango, che scorrono nella nostra mente, dove si annidano le nostre emozioni e i ricordi; il tutto, mai definitivamente rimosso, è solo temporaneamente nascosto e riemerge da queste profondità, all’improvviso. La morte di un genitore è uno di questi momenti.
Si dice che quando si muore la vita ci passa davanti come un film, e questo sembra avvenire anche in chi resta. Alla fine ciò che rimane, dopo una vita, non sono le tante conoscenze razionali, i saperi, i successi e le apparenze, ma le emozioni profonde che riaffiorano in forma di visioni fantastiche e simboliche.  
Nel testo si rincorrono i ricordi legati al rapporto col padre, le frequentazioni nel mondo del cinema e della cultura (Moravia, Pasolini, Morin…) e gli interrogativi esistenziali sulla morte, il senso di appartenenza e d’identità legato ai luoghi in cui siamo vissuti, l’attaccamento tenace alla vita, l’esaltazione della bellezza nascosta delle cose, la forza e la potenza dell’immaginazione, la musica, ma il tema principale sembra essere soprattutto la difficoltà nella gestione delle emozioni, apparentemente rimosse per sopravvivere. Per “andare avanti”.
Il vissuto si cristallizza dentro di noi sotto forma di immagini, visioni e simboli, liberatori. Lasciarsi andare e vivere a pieno queste emozioni attraverso l’arte, in particolare la musica unita alla narrazione fantastica è per l’autore, scrittore e musicista, un modo per placare la sofferenza e comprenderne le cause più profonde.
Credo che i punti di forza di questo romanzo siano proprio i momenti in cui l’autore indulge nelle sue visioni fantastiche e oniriche e, in particolare, quando utilizza termini e metafore musicali.
La vita del figlio di un padre, noto negli ambienti cinematografici e culturali, sembra messa in ombra dalla presenza – assenza del padre, ma il flusso dei pensieri dell’autore lo conduce a un’intima verità inaspettata e diremmo catartica. Un genitore che non mette in ombra un figlio, ma lo illumina con i suoi sogni, con i suoi progetti e le sue proiezioni. La sua morte è un momento di crescita e di sofferenza enorme, ci toglie di colpo quella luce vitale, come un riflettore sotto il quale siamo vissuti fino a quel momento.

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“L’assassino di mio fratello” di Gerardo Ferrara: un romanzo dai forti messaggi umanistici (anche videorecensione)

a cura di leggereacolori.com

Esordio in narrativa davvero affascinante, perché colpisce l’ambientazione e la descrizione di personaggi che ci trasportano tra le pagine di questa storia intensa che si ispira alle parabole evangeliche. Ci troviamo proprio in Galilea all’inizio dell’era cristiana, di fatti i personaggi hanno tutti nomi ebraici che ci ricordano proprio alcuni dei protagonisti dei testi biblici, come David, che ricorda il nome del Re Davide o Avishai altro personaggio biblico utilizzato per il nome del padre. I protagonisti sono proprio due fratelli Shimon il maggiore e David il minore, una mattina il giovane Shimon si reca presso Deborah, la loro nutrice, per chiedere con grande agitazione dove si trova il padre e il fratello David, sembra che il ragazzo abbia intenzione di informare il capo famiglia che suo fratello minore ha intenzione di partire a Damasco con alcuni suoi amici, perché è stufo di vivere con loro e vuole girare il mondo.

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Videorecensione

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“Destinazione Tina Pica” di Gioconda Marinelli: biografia di un’attrice nata e vissuta sul palcoscenico

a cura di Maria Landolfo

In questa breve biografia è narrata la vita e soprattutto la carriera dell’attrice napoletana, sconosciuta forse alle nuove generazioni, nata alla fine dell’800 e morta nel 1968. Un’attrice di teatro, figlia d’arte, la cui vita fu segnata dalla morte del primo marito e della figlia in tenera età, un’attrice comica dalla voce cavernosa, nata e vissuta sul palcoscenico.
Nel libro ci sono aneddoti spassosi sul suo carattere deciso e la sincera devozione religiosa. Si è prestata al cinema nelle parti di donna bigotta, falsa o sincera, di zia, di nonna, di donna di compagnia dalla forte moralità, pronta a sentenziare con battute fulminanti. Una napoletana come si suol dire “verace”, generosa, devota, di carattere e soprattutto dotata di senso dell’umorismo.
Le figure di donne che ha rappresentato sulla scena teatrale e cinematografica risultano oggi di altri tempi, ma sono state molto familiari in quel periodo storico: queste donne, le parenti di un’età indefinita, che con la loro presenza tengono unita la famiglia, un po’ burbere, bigotte. Sono la testimonianza anche di un periodo in cui gli anziani erano ancora parte della famiglia, erano ascoltati dalle nuove generazioni, portatori di unità e di valori, e rievocavano ai giovani le loro origini, i loro limiti, li tenevano con i piedi per terra, per evitare guai e problemi.
Si racconta che l’attrice ebbe dei contrasti con i registi uomini e i capocomici che non la lasciavano libera di esprimersi. Molte sue battute furono frutto di improvvisazione del momento, un po’ come faceva Totò nei suoi celeberrimi film.
Tina Pica fa parte di quella schiera di donne comiche, attrici vere e proprie, faticosamente vissute in un mondo in cui c’era e c’è ancora la dominanza maschile. Le attrici comiche hanno dovuto sempre sgomitare per ottenere un loro posto nel mondo dello spettacolo. Far ridere da sempre è una prerogativa maschile.
È stata una delle poche attrici caratteriste, come si dice nel libro, che ha rubato la scena ad attori di alto calibro, con la forza della sua voce e un fisico gracile in un mondo di maggiorate storiche, come la Loren e la Lollobrigida.
L’unico difetto di questo libro è la sua brevità, avrei voluto leggere qualche aneddoto in più sulla sua vita privata, qualche altra battuta e testimonianza inedita sull’attrice.

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“Chiamami papà” di Marco Palagi: l’amore e un mondo di tenerezza

a cura della scrittrice Deborah Greco

Adoro quando capita che parole di uno scrittore riescano a risuonare in modo così naturale dentro di me… Questa è la magia che è accaduta con il libro di Marco Palagi “Chiamami papà”. Il sentimento predominante del libro è sicuramente l’amore mixato con un mondo di tenerezza, dove il protagonista Lorenzo (che per inciso vorrei aver avuto come papà) si mette a nudo in tutte le sue insicurezze dando spazio dentro di sé a quel meraviglioso mondo che aspettava di uscire allo scoperto. Lorenzo ed Emma diventeranno parte della vita del lettore.

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“Storia quasi seria di un Vampiro perbene” di Antonella Azzoni: un libro con un’ambientazione storica e geografica davvero intrigante

a dura di libricarolina.wordpress.com

Il giovane Louis-Théophile D’Ormant de Luneville, si trova nella nuova condizione di non-morto e se da un lato è felice della sua forza e della sua bellezza, dall’altro si rifiuta di nutrirsi del sangue umano o di amabili creature cui è stato sempre affezionato come i gatti, i cani, i conigli.. Sappiamo che, con il suo morso, il vampiro trasmette anche la sua maledizione, trasformando il povero malcapitato in un suo simile e lui non ha proprio intenzione di infliggere questa pena agli altri. 

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