Sting in tour con la Royal Philharmonic Concert Orchestra

Royal Philharmonic Concert Orchestra

Il nuovo album di Sting “Symphonicities”, sembra segnare la svolta decisa dell’ex leader dei Police verso la musica classica. A eseguirli è la Royal Philharmonic Concert Orchestra, diretta da Steven Mercurio. L’album consiste in una rilettura in chiave sinfonica di dodici dei suoi più grandi successi ottenuti in una lunga e illustre carriera che ha prodotto numerosi album multi platino, un’incredibile lista di canzoni che hanno raggiunto il numero uno delle classifiche mondiali, innumerevoli premi e riconoscimenti, e la sbalorditiva cifra di quasi 100 milioni di dischi venduti in tutto il mondo.
L’interesse di Sting per la collaborazione orchestrale è iniziato nel 2008, in seguito a un invito a esibirsi con la leggendaria Chicago Symphony Orchestra. Dopo aver rielaborato alcuni brani del suo immenso repertorio, Sting si è esibito insieme all’orchestra in una performance che gli ha lasciato un segno indelebile.
“Le esibizioni con la Chicago Symphony Orchestra e la Philadelphia Orchestra hanno rappresentato entrambe momenti importantissimi della mia carriera. Sono felicissimo di questa nuova occasione di andare in tour con la Royal Philharmonic Concert Orchestra: sarà come avere una nuova tavoletta di colori musicali con cui lavorare e quindi re-inventare le canzoni che hanno rappresentato i miei concerti dal vivo per oltre trent’anni,” ha commentato Sting.
La Royal Philharmonic Concert Orchestra ha già accompagnato diversi artisti di fama internazionale, tra cui nomi illustri della musica lirica come Andrea Bocelli, ma anche icone della cultura pop come Burt Bacharach e Tina Turner.
Sting sarà inoltre accompagnato da un quartetto composto da Dominic Miller (chitarrista di Sting da lungo tempo), David Cossin (specialista in diverse percussioni in campo di musica sperimentale, oltre che membro della Bang on a Can All-Stars), Jo Lawry (voce) e Ira Coleman (basso).
Il Symphonicity tour, partito da Vancouver il 2 giugno, approda al Teatro Verdi di Firenze il 25 ottobre. Quindi proseguirà il 2 novembre al Teatro degli Arcimboldi di Milano, il 3 novembre al Palaolimpico di Torino e il 10 novembre a Roma presso l’Auditorium Parco della Musica, Sala Santa Cecilia.

Sting al Tribeca Film Festival 2009

Mai fatto l’amore con un androide?

Io, robot di Alex Proyas, tratto dal romanzo omonimo di Isaac Asimov

Androidi maschili e femminili. Identici agli esseri umani ma senza difetti. Capaci di muoversi, di parlare e perfino di eccitarsi. È l’ultima frontiera della tecnologia applicata all’eros. Macchine create per dare piacere, da utilizzare in privato – da soli o in compagnia – per sostituire quelli che stanno per diventare giocattoli obsoleti ovvero i vibratori elettrici e le bambole gonfiabili vendute nei sexy shop.
A lanciare l’idea è lo scienziato inglese David Levy fondatore della Intelligent Toys Ltd.
Secondo lui il futuro della robotica passa anche per le sex machine e dipinge uno scenario di androidi in grado di soddisfare le esigenze e le fantasie sessuali di uomini e donne.
“Sono convinto che presto i robot diventeranno partner sessuali per un vastissimo numero di persone,” sostiene. “Per averne un’idea basta vedere come sono diventati popolari i vibratori o le bambole e immaginare quanto più divertente ed eccitante potrebbe essere per una persona possedere un robot che, oltre al resto, è in grado di stringerla tra le braccia, baciarla e magari dirle pure qualche frase romantica o erotica.”
Idea strampalata? A sentire il professor Henrick Christensen, docente di Robotica all’Università di Stoccolma parrebbe di no. Entro cinque, dieci anni al massimo la gente comincerà a fare sesso con i robot e l’esperienza diventerà sempre più appagante via via che si svilupperà l’intelligenza artificiale. Ossia quando le macchine impareranno dalla loro stessa esperienza. Quando saranno quasi indistinguibili dagli esseri umani, anzi più belli e privi di difetti. Con il perfezionamento dell’interattività l’effetto verosimiglianza aumenterà proporzionalmente.
Le persone saranno libere di scegliere le caratteristiche fisiche e l’aspetto del loro partner artificiale, esattamente come ora scegliamo prodotti da un catalogo sul web.
Saranno, probabilmente, le donne a essere le principali beneficiarie della nuova tecnologia, non fosse altro che per una questione di prestazioni e performance. Anche se, in verità, finora gli oggetti in circolazione che più si avvicinano a dei giocattoli erotici di tipo evoluto, sono prevalentemente destinati a un target maschile.
Le conseguenze sociali dell’ipotizzato boom degli androidi erotici sarebbero diverse e tutte ancora da definire. I profeti della robotica sessuale immaginano che il primo effetto sarebbe una drastica riduzione, se non proprio la fine, del mestiere più antico del mondo.
Gli studi di psicologia e sociologia indicano che le persone ricorrono alla prostituzione – maschile e femminile – per molte differenti ragioni, ma quella più comune è il fare sesso senza alcun coinvolgimento emotivo. Sicuramente le macchine saranno in grado di soddisfare questo bisogno.
Prostitute e gigolò sono dunque destinati a diventare una classe di semi disoccupati?
Attualmente ci si può portare a casa un androide per la modica cifra di circa ottomila euro.
È possibile anche affittarli… ma un’indagine ha dimostrato che spesso si instaurano relazioni sentimentali con il proprio androide, da qui la resistenza a cambiare partner artificiale.
Secondo gli esperti, tra gli effetti collaterali delle sex machine ci potrà essere anche la diffusione di quelle che oggi vengono chiamate perversioni: in altri termini, ci saranno persone che sperimenteranno sui robot quel tipo di esperienze che, per pudore o altri motivi, non vogliono fare direttamente con veri esseri umani. La robotica sessuale è o sarà richiesta anche per varcare nuove frontiere.
Per esempio un maschio che decide di regalare alla sua compagna un’esperienza lesbica o magari di provare un ménage à trois con un altro maschio o un’altra femmina, oppure di testare il sesso di gruppo e le gang band con diversi androidi. E sempre senza strascichi sentimentali, senza gelosie e senza paura di portarsi in casa dei rivali.
Il futurologo Ian Pearson profetizza che entro il 2020 l’evoluzione dell’intelligenza artificiale porterà i robot ad avere un inizio di coscienza.
A quel punto si porranno nuove e più delicate questioni, che attraversano campi che vanno dalla psicologia alla roboetica. E un giorno magari il sexy robot, capace di avere gusti propri, potrà perfino darci il due di picche.

Terminator: the Sarah Connor Chronicles. Serie TV 2008/2009

Il numero 17 porta davvero sfortuna?

Anche questa superstizione sembra derivare dalle nostre origini latine, quando scrivevamo tale numero così: XVII, ovvero 10 più 5 più 1 più 1. Essendo amanti delle arguzie e dei giochi di parole, gli antichi Romani si accorsero presto che anagrammando 17 ottenevano VIXI, cioè il perfetto (un tempo verbale simile al nostro passato remoto) del verbo latino vivo, col significato di “ho vissuto” in senso perfettivo, cioè di azione conclusa, dunque… sono morto!

Perché durante il matrimonio ci scambiamo le fedi?

Questa usanza arriva dal mondo latino. Quando il ricco romano sposava la sua bella matrona, provvedeva a fare una copia della chiave della cassaforte di famiglia e a consegnargliela, come a dirle: “Adesso sei tu che dovrai provvedere all’economia domestica e, dato che mi fido di te, ti consegno le mie, le nostre, ricchezze… fanne buon uso!” Proprio questo atto concreto di fiducia (in latino fides, evoluto nell’italiano fede), unito al fatto che simili chiavi venivano indossate come anelli, è stato assunto dal cristianesimo nel suo significato morale, a simboleggiare la fedeltà reciproca dei coniugi… In fin dei conti, oggi chi vorrebbe consegnare una cassaforte alla novella moglie, almeno senza prima averne testato le doti da economista?

In estasi: il fascino del rapimento

L’estasi di Santa Teresa di Gianlorenzo Bernini.

Un sovraccarico di stimoli e la mente si perde. O si trova per la prima volta. Difficile descrivere quello che accade durante un’estasi. Anche perché – in quel momento – la realtà esterna, e quindi anche il linguaggio per descriverla, non esiste più. La mente opera in modo diverso, perde i propri confini. La vera estasi è riconoscibile da tre sintomi. Il primo è l’abolizione completa dei sensi: chi la prova è come isolato dal mondo e non ha alcun tipo di esperienza sensoriale. Non ha neppure reazioni riflesse: non reagisce al dolore, né a una luce potente diretta negli occhi, a forti rumori o a sgradevoli stimoli gustativi od olfattivi.
Accanto all’abolizione dei sensi, si può riscontrare anche la presenza di rigidità muscolare, sintomo che portò gli psichiatri dell’Ospedale parigino della Salpetrière, a inserire l’estasi nel catalogo delle isterie. Il terzo sintomo è la coscienza trascendente. Lo stato estatico si avvicina al dharmakaya descritto dai buddisti: il vuoto assoluto che contiene potenzialmente tutte le forme, un senso di fusione con l’Assoluto.

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Di che famiglia sei?

Sbandierata come vessillo contro il tramonto degli ideali, baluardo talvolta scricchiolante ma sempre in grado di darci riparo, checché ne dicano i sociologi lei è sempre lì. La famiglia: solo a nominarla ci si allarga il cuore… anche se spesso, un inconsulto brivido da stress ci scuote al solo sentirla nominare. Per noi può essere una sola persona, una ressa caotica di parenti, persino un amico a quattro zampe: ciò che chiamiamo famiglia è quell’irriducibile voglia e necessità di darsi all’altro, perché da soli contro il mondo non ce la possiamo fare.

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Legami

Il dottor House è un bastardo! Non uno che ci fa, lui c’è per davvero, ci si impegna, è una spina in un fianco, dispotico, cinico, arrogante, maleducato, rifugge i rapporto umani, giudica, pretende, offende… Totò direbbe che è un uomo così antipatico che dopo la sua morte i parenti chiedono il bis. È un uomo pieno di difetti nella sua genialità ma, fondamentalmente, è un uomo solo e infelice. Un infarto a un muscolo della gamba destra lo costringe a vivere quotidianamente nel dolore, a drogarsi di medicine per rifuggirlo, a ’inebriarsi’ dei casi clinici per schivarlo. E un uomo solo, per quanto possa essere bastardo, vuole quello che vogliono tutti prima o poi: un legame. E i legami vanno al di là delle definizioni di etero o gay, i legami pretendono una connessione con un altro essere umano, un contatto fisico e viscerale, qualcosa che possa portarci in quel posto chiamato ’casa’ ma che non è fatto di mattoni e cemento, bensì di calore e condivisione.

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Profumo d’amore

“Sto arrivando: non lavarti.”
è tutta qui la celebre lettera che Napoleone scrive alla moglie Giuseppina. Le quattro parole dell’imperatore dicono tutto di quanto desiderio, passione, eccitazione dipendano intimamente da quella parte del cervello, il sistema limbico, il ’cervello delle emozioni’ e il rinencefalo, il ’cervello degli odori’, che abbiamo in comune con alcune forme di vita più antiche che popolano il pianeta: gli uccelli e i rettili.

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Le bugie hanno le gambe corte

Povero Pinocchio! Povero burattino: è l’esempio negativo per tutti i bambini che devono imparare a essere sinceri e ’Sindrome di Pinocchio’ è definita la ’malattia’ che porta anche gli adulti a incatenarsi a una vita così piena di bugie da rendere impossibile la sincerità. Eppure Pinocchio dice poche, pochissime bugie. E solo in due casi il naso gli si allunga. Pinocchio non è, dunque, un bugiardo matricolato; è piuttosto un ragazzino che compie tutte le marachelle prevedibili: disobbedisce, non studia, segue le cattive compagnie e dice anche le bugie. In realtà è molto più grave la colpa di tradire la fiducia di Geppetto, ma non è questo che spaventa le mamme e i papà propensi piuttosto a raccomandare: “Non dire le bugie che ti si allunga il naso come a Pinocchio!” Le bugie, insomma, non vanno dette per evitare la vergogna di essere scoperti. Un’impostazione educativa scorretta che ha portato più di un critico a osservare che ai bambini si proibisce la bugia proprio attraverso una minaccia bugiarda: qualcuno ha mai visto un naso crescere per un motivo che non sia un banale raffreddore?

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