Questionario di Holden: Doron Velt

Quali sono i tuoi scrittori/poeti preferiti?
Su tutti, Borges. Ho passato anni, adolescente addolorato, a leggere solo lui. Solo lui. Intensamente e disperatamente. Ancora oggi conosco perfettamente a memoria (by heart, dal cuore, come in verità è giusto dire) la sua raccolta Finzioni.

Attualmente stai lavorando a qualche libro?
Sì. I Polittici dell’Angelo. Una raccolta di racconti che sono organizzati in sezioni tematiche, che ho appunto chiamato Polittici. L’Angelo del titolo è Pahaliah, il ventesimo Angelo del Nome di Dio.

Scrivi ascoltando musica?
Sempre. In genere Bach. Credo che oltre una certa soglia del sentire, oltre una certa intensità interiore non si possa ascoltare che lui. Sogno di ascoltarlo con il mio lettore perché si possa essere, in qualche modo, insieme.

Qual è la cosa più difficile che hai dovuto scrivere nel tuo libro?
L’ incontro tra il Commissario e Satana, l’Avversario. Si tratta di un incontro che avverrà in un reparto ospedaliero. La sfida era immaginare di poter ascoltare e comprendere le parole dell’ Avversario.

Cosa ha ispirato l’ambientazione del tuo libro?
Gorizia, la città di Eugenia. Alcuni quartieri di Milano. l’Istituto dei Tumori di via Venezian, il settimo piano, la stanza undici. Una casa di ringhiera in via Mora dove viene ucciso, nel racconto Le mani di Eva, il giovane Alberto.