Questionario di Holden: Gianni Iotti

Quali sono i tuoi scrittori/poeti preferiti?
Il mio scrittore preferito è Marcel Proust. Ma ovunque è proficuo accostare i toni: così, in letteratura, mi piace alternare la Recherche con opere quali Cronache marziane di Ray Bradbury (a cui devo in parte l’ispirazione del mio libro).

Cosa ti ha spinto a scrivere questo libro?
La marcia è un libro scritto durante la pandemia, e ciò contribuisce forse a spiegarne il carattere distopico: ma i suoi scenari fantascientifici rinviano a un patrimonio di incubi e fantasmi che è onnipresente – e che appartiene a tutti.

Attualmente stai lavorando a qualche libro?
In questo momento sto lavorando a un romanzo in cui il tema non umano si lega strettamente al tema umano, e questo legame diventa l’elemento principale di una parabola narrativa ritagliata secondo i contorni improbabili dell’utopia.

Qual è la cosa più difficile che hai dovuto scrivere nel tuo libro?
Sullo sfondo simbolico di una catastrofe cosmica La marcia racconta essenzialmente il rapporto doloroso tra due fratelli. La cosa più difficile è stata la rappresentazione dei risvolti conturbanti di paradigmi affettivi tra i più profondi.

Cosa ha ispirato l’ambientazione del tuo libro?
Il cinema in generale, e i B-movies in particolare, sono stati il mio modello. Oltre le convenzioni del genere fantascientifico, ho cercato di costruire immagini “visibili” nel senso più letterale, così come appaiono su uno schermo cinematografico.

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