Questionario di Holden: Francesco Bertelli

Cosa ti ha spinto a scrivere questo libro?
Un dato di fatto: senza memoria storica perdiamo un po’ di noi stessi. Venendo a mancare le fonti dirette di certe testimonianze, è sulle nostre spalle che grava il peso di provare a mantenere “viva” la memoria su certi fatti realmente accaduti.

Ha delle abitudini particolari durante la scrittura?
Che stia scrivendo a penna o al pc, mi fermo varie volte e cerco di vedere prima tutto nella mente. Mi focalizzo sui personaggi e faccio che siano loro a “suggerirmi” cosa scrivere. Io seguo loro e loro seguono me. Diventa tutto più fluido.

Com’è il tuo spazio di scrittura?
Non ho uno spazio definito. Se scrivo al pc ho la mia stanza piena zeppa di libri e fumetti e c’è giusto lo spazio per me e la tastiera. Se invece scrivo a penna il mio spazio è la spiaggia. Che sia estate o inverno è lì che trovo maggior ispirazione.

Qual è la cosa più difficile che hai dovuto scrivere nel tuo libro?
Oggettivare nelle loro azioni atroci certi personaggi della storia, protagonisti di singoli avvenimenti che paiono impossibili che siano accaduti realmente. Il tutto, sempre cercando di rimanere narratore esterno privo di giudizi personali.

Fai una scaletta di ciò che vuoi scrivere o ti lasci guidare dalla storia?
Solitamente cerco sempre di partire da uno schema. Nel caso in esame avevo qualche fonte storica asettica da cui partire. Poi è la Storia che come sempre prende il sopravvento su di me. A quel punto lascio fare a Lei.

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