Questionario di Holden: Michael Profeti

Come scrivi di solito, a mano o col computer?
Di solito scrivo sulle note del mio smartphone e aggiusto le mie bozze al computer. Il mio libro è nato proprio così, durante la mia ultima tappa del cammino di Santiago ho preso il mio telefono in mano e ho iniziato a scrivere.

Cosa ti ha spinto a scrivere questo libro?
Il mio libro è nato dalla voglia di fermare il tempo e i miei pensieri per sempre, di congelare le emozioni che ho provato nell’ultimo giorno di cammino insieme a mio babbo, per poter rivivere quegli attimi in ogni momento.

Ha delle abitudini particolari durante la scrittura?
Cerco di isolarmi, di immergermi nella natura, spesso cammino o faccio trekking, oppure vado a trovare il mare, lo ascolto e fisso il suo orizzonte infinito. Di solito scrivo quando ne sento il bisogno, è una mia valvola di sfogo.

Qual è la cosa più difficile che hai dovuto scrivere nel tuo libro?
È stato difficile scrivere tutto il mio libro perché in qualche modo racconto e svelo la mia parte interiore agli altri. È un libro molto personale e introspettivo in cui però penso molte persone possano rispecchiarsi.

Chi è il tuo primo lettore a libro finito?
È stato mio babbo. Non ha ancora letto la versione definitiva ma solo la bozza. Gli è scesa comunque qualche lacrimuccia. Questo libro è un regalo che ho voluto fare a tutta la mia famiglia e soprattutto a lui.

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