
Come scrivi di solito, a mano o col computer?
Adoro scrivere a mano, anche se non ho una bella grafia. Durante i miei viaggi riempio moleskine di appunti e pensieri. Ma quando elaboro un testo, scelgo il computer, perché mi permette di correggere, rielaborare, modificare, insomma è più comodo.
Cosa ti ha spinto a scrivere questo libro?
Le persone che hanno seguito il mio viaggio – attraverso il blog da me creato – mi hanno suggerito di trasformare i miei dispacci giornalieri in un libro. E io ho raccolto la sfida, cercando di migliorare e approfondire gli appunti scritti di getto.
Ha delle abitudini particolari durante la scrittura?
Mi piace isolarmi da tutto e tutti, restare solo con i miei pensieri. Magari accanto a una finestra, cullato da suoni soffusi e immagini concilianti. Per ultimare Taccuini vagabondi mi sono isolato in montagna per due mesi, in totale solitudine.
Preferisci libri stampati, audiolibri o e-book? Perché?
Preferisco libri stampati, non c’è dubbio, l’odore dalla carta, la sua ruvida consistenza, il frusciare delle pagine fra le mie dita, non hanno prezzo.
Cosa ha ispirato l’ambientazione del tuo libro?
Viaggiare è sempre stata la mia linfa, la mia ispirazione. Il viaggio ritorna spesso nei miei tentativi letterari. E questo libro è viaggio allo stato puro, perché racconta i miei giorni nomadi, e tutte le elucubrazioni che mi hanno accompagnato.