Questionario di Holden: Arianna Scuderoni

Quando hai letto il tuo primo libro?
Il mio primo libro letto è stato all’età di cinque anni. Ero in campagna, fu un battesimo perché sapevo che da quel momento in poi avrei continuato a leggere. Si chiamava Pokonaso, trattava di inclusione e diversità, mi cambiò dentro.

Cosa ti ha spinto a scrivere questo libro?
Prese vita nei miei pensieri e non se ne andò più via. Era arrivato il momento di far conoscere Beth, con la sua forza mi ha ricordato che bisognava andare avanti nonostante tutto. Meritava la sua occasione e di farsi conoscere per la sua grinta.

Puoi esprimere un desiderio. Vorrei saper scrivere come…?
Sinceramente nessuno, non si può arrivare a scrivere come un’altro autore perché ognuno di noi ha una sua impronta letteraria, una sua firma di riconoscimento con la scrittura. Desidero essere la versione migliore per i miei lettori e per me stessa.

Fai una scaletta di ciò che vuoi scrivere o ti lasci guidare dalla storia?
Parto sempre con la buona intenzione di creare una scaletta, poi inizia l’Ottocento russo con tutta la banda come prendo la matita o il pc. Non riesco mai a seguire un filo logico di inizio e fine del romanzo, perché smetto di pensarci e scrivo.

Collezioni qualche libro?
Sono una collezionista di libri antichi, prime edizioni e vecchie stampe, prendo letteratura classica ed inglese. Se trovo Shakespeare, devo prenderlo! Lui è il mio maestro, scrivo perché le sue parole sono d’ispirazione per me, lo reputo un genio.

Questionario di Holden: Franco Fioravanti

Quali sono i tuoi scrittori/poeti preferiti?
Riguardo ai poeti non ho dubbi, il più grande rimane sempre Dante Alighieri, i Sonetti e la Commedia sono i miei testi sacri, da cui continuo a trarre insegnamenti e ispirazione.

Quando hai letto il tuo primo libro?
Ricordo ancora mio padre che mi raccontava le avventure di Pinocchio per farmi addormentare. Così, appena a sei anni ho imparato a leggere, quello è stato il mio primo libro. Il burattino era diventato un uomo.

Cosa ti ha spinto a scrivere questo libro?
La storia, anche se legata al genere fantascientifico, è in gran parte autobiografica. Da una parte ho raccontato le mie paure riguardo al presente e al futuro, dall’altra è stato un modo per fare i conti con il mio passato.

Attualmente stai lavorando a qualche libro?
Nelle mie intenzioni Trapassato futuro è il primo romanzo di una trilogia e in questo momento sto scrivendo il seguito. A concludere la saga sarà l’anello mancante, il primo romanzo che ho scritto ma non ho ancora pubblicato.

Fai una scaletta di ciò che vuoi scrivere o ti lasci guidare dalla storia?
Di solito prima di scrivere ho solo un’idea generale della trama, ma è l’incipit, la scena iniziale quella che mette in moto il racconto, poi sono i fatti e i personaggi a decidere il corso della storia. In fondo l’Autore è solo un mezzo.

Questionario di Holden: Elisabetta Lo Iacono

Come scrivi di solito, a mano o col computer?
A mano traccio le linee principali, creando una sorta di canovaccio che poi sviluppo attraverso la scrittura al computer, uno strumento indispensabile per lavorare in maniera rapida e ordinata, per rivedere, correggere e integrare il testo.

Cosa ti ha spinto a scrivere questo libro?
Il desiderio di affrontare temi che stanno a cuore all’uomo di oggi, attraverso un viaggio fisico ma soprattutto interiore.

Quando scrivi un libro da dove parti? Titolo, incipit, fine…?
Parto sempre dall’incipit, la parte a mio avviso più complessa perché richiede di iniziare con il piede giusto per imprimere un buon ritmo alla narrazione. Sino a quando non lo sento delinearsi con chiarezza, evito di scrivere.

Com’è il tuo spazio di scrittura?
La scrittura su carta, per fermare qualche idea, può avvenire ovunque. La scrittura al computer, invece, richiede uno spazio ben preciso, ovvero il mio studio tra i libri e soprattutto nel silenzio, senza interferenze di musica, social, telefonate.

Preferisci libri stampati, audiolibri o e-book? Perché?
Preferisco i libri stampati per il profumo della carta, il piacere al tatto, il suono che producono girando pagina. Con gli audiolibri non ho uno stretto rapporto mentre degli e-book riconosco la grande praticità.

Questionario di Holden: Rolando Guerriero

Quali sono i tuoi scrittori/poeti preferiti?
Gary Romain, perché proteiforme, capace di rinnovarsi, cambiare stile e temi in ogni libro con una invidiabile capacità di interpretare l’evoluzione della società moderna; Curzio Malaparte, per la prosa limpida e prettamente toscana.

Cosa ti ha spinto a scrivere questo libro?
Il personaggio è nato da sé e cresciuto attorno all’idea che tutti gli sforzi per modificare la realtà sono vani. Se le cose debbono andare storte, è inutile il valore o l’impegno degli “eroi”. Talvolta non verranno neppure capiti.

Quando scrivi un libro da dove parti? Titolo, incipit, fine…?
Parto da quello che presumo essere il cuore del libro: quello che mi ispira. Può essere l’incipit, oppure la fine.

Preferisci libri stampati, audiolibri o e-book? Perché?
Preferisco adesso gli e-book, perché mi riesce troppo faticoso tenere in mano volumi troppo pesanti e inoltre non ho più spazio per i libri stampati.

Fai una scaletta di ciò che vuoi scrivere o ti lasci guidare dalla storia?
Di solito traccio una scaletta, che via via modifico per collegare le varie parti della storia.

Questionario di Holden: Viola Conti

Com’è il tuo spazio di scrittura?
Scrivo quando sono a letto, col mio tablet tra le mani, illuminata da un tenue fascio di luce della lampada a led sul comodino. Difficilmente scrivo durante il giorno, è una mia abitudine. Se invece sono in viaggio e mi sento ispirata scrivo ovunque.

Puoi esprimere un desiderio. Vorrei saper scrivere come…?
Mi piacerebbe scrivere come Baricco, una scrittura immaginifica capace di scavare nel profondo e lasciare traccia nel lettore. Un po’ come Sorrentino nel cinema.

Biblioteca, libreria fisica, libreria online, mercatini… Dove prendi i libri che leggi?
Mi piace andare nelle librerie e spulciare tra gli scaffali anche se generalmente compro online per praticità e risparmio.

Qual è la cosa più difficile che hai dovuto scrivere nel tuo libro?
La dedica a mio padre, dato che avrei preferito dirglielo di persona con un abbraccio. E invece mi ha lasciato prima. Ovunque sia spero potrà arrivargli il mio pensiero.

Cosa ha ispirato l’ambientazione del tuo libro?
Il mio libro è ambientato a Milano, una città che non amo particolarmente, ma ricca di glamour e opportunità per i single.

Questionario di Holden: Franco Carboni

Quali sono i tuoi scrittori/poeti preferiti?
Ernest Hemingway è il mio preferito perché ha rinnovato il modo di scrivere i romanzi, con uno stile essenziale che va al cuore delle cose. J.D. Salinger viene subito dopo per l’ originalità dei temi.

Quando hai letto il tuo primo libro?
Frequentavo le elementari e presi a leggere le opere per ragazzi che andavano allora per la maggiore: Pinocchio, I ragazzi della via Paal, Senza famiglia.

Come scrivi di solito, a mano o col computer?
Col computer, perché è estremamente comodo e il software Word è di una flessibilità eccezionale.

Cosa ti ha spinto a scrivere questo libro?
Il libro narra una vicenda che è accaduta ad un mio amico carissimo e che ho trovato interessante perché si tratta della vita sentimentale degli anziani, un tema che in genere fino a oggi non è stato molto trattato.

Consigliaci un libro da leggere.
Sto attualmente rileggendo un autore famoso negli anni ’60: Irwin Shaw. Due ottimi romanzi sono I giovani leoni e The top of the Hill.

Questionario di Holden: Mina Tedesco

Cosa ti ha spinto a scrivere questo libro?
La poesie per me è una forma di catarsi, un modo per esprimere ciò che provo facendo emergere anche ciò che spesso resta sepolto in profondità. Questa silloge è nata quindi dall’esigenza di dare voce a stati d’animo, pensieri, desideri, rimpianti…

Consigliaci un libro da leggere.
Oltre alla scrittura sono appassionata di musica. Spesso leggo biografie o fumetti ispirati ai miei artisti preferiti e romanzi o poesie scritti da loro stessi. Tra questi, consiglio il romanzo di Nick Cave La morte di Bunny Munro.

Scrivi ascoltando musica?
Mi capita spesso di scrivere ascoltando musica. A volte è nata una sorta di connessione emotiva con l’artista che stavo ascoltando, perché attraverso i testi delle canzoni ho ritrovato le mie stesse sensazioni. Infondo anche le canzoni sono poesie.

Hai mai sperimentato il blocco del lettore? Come l’hai superato?
Sì, quando ho iniziato a lavorare (nell’industria farmaceutica, ambito affascinante ma per nulla creativo). L’ho superato durante la pandemia di Covid, periodo in cui ho avuto tempo per riscoprire la mia parte interiore che avevo smesso di ascoltare.

Dovrebbero leggere il tuo libro ascoltando musica… (quale genere/artista/gruppo)?
Questo libro parla d’amore, un amore disperato, bramato, perduto. Sensazioni che riportato ad artisti come Radiohead, The Smiths, Mark Lanegan. Il mio romanzo Il labirinto di Ecate contiene invece una sorta di scaletta musicale celata nella trama.