Questionario di Holden: Antonio Monteleone

Come scrivi di solito, a mano o col computer?
Praticamente passo la vita davanti al computer, soprattutto per via del mio lavoro di traduttore e adattatore. Di conseguenza, quando scrivo, lo faccio quasi sempre al PC. A volte uso un registratore vocale per registrare idee.

Cosa ti ha spinto a scrivere questo libro?
Ho scritto La fabbrica durante la pandemia. Era da tempo che avevo in testa questo personaggio e le sue ossessioni, ma è stato il contesto di quegli anni a farmi trovare la giusta urgenza per raccontare la sua storia.

Consigliaci un libro da leggere.
Se dovessi consigliare un libro, senza esitazione direi La fornace di Thomas Bernhard. Bernhard è lo scrittore che più ha influenzato il mio approccio alla scrittura: il suo stile ossessivo mi accompagna da anni.

Hai mai sperimentato il blocco del lettore? Come l’hai superato?
A mio modo di vedere, il blocco dello scrittore non esiste. Esistono i cliché che ti bloccano. Quando scrivi qualcosa e, inconsciamente, riconosci che stai replicando idee scontate, ti fermi. È come un segnale d’allarme.

Qual è la cosa più difficile che hai dovuto scrivere nel tuo libro?
Non c’è niente che ho trovato davvero difficile da scrivere nel libro, forse solo il finale, ma più per una questione di chiudere tutto in modo coerente. La vera difficoltà, in realtà, è stata accettare l’idea che un estraneo potesse leggerlo.