Quali sono i tuoi scrittori/poeti preferiti?
Amo molto la letteratura americana moderna: oltre a Philip Roth, Cormac McCarthy, Richard Ford e Bret Easton Ellis, così diversi ma così grandi. In spagnolo Javier Marìas e Vargas Llosa, il giapponese Murakami Haruki, il portoghese Lobo Antunes.
Attualmente stai lavorando a qualche libro?
Sulla vita di un chirurgo che viene dal niente, è un genio che scala tutte le gerarchie e non può fare a meno del delitto… E la poesia, sempre.
Com’è il tuo spazio di scrittura?
Scrivo ovunque, ma soprattutto nel mio studio, che è anche professionale, circondato da libri e da pubblicazioni scientifiche, da stampe antiche di operazioni chirurgiche e ricordi di viaggio. Direttamente al computer, ormai poco a mano.
Puoi esprimere un desiderio. Vorrei saper scrivere come…?
È un desiderio impossibile: tra tutte le epoche, le letterature. Non saprei da che parte girarmi. Vorrei poter migliorare ogni giorno, ma mi è ben chiaro che ci sono dei limiti. Un poeta? Wallace Stevens. Un narratore? Vladimir Nabokov.
Cosa ha ispirato l’ambientazione del tuo libro?
È un’epoca che ho vissuto in prima persona, intensamente, nello stesso contesto storico, negli stessi luoghi, tra persone assai simili a quelle rappresentate nella finzione del racconto.