
Preferisci libri stampati, audiolibri o e-book? Perché?
Il libro cartaceo è stato per gran parte della mia vita l’unico mezzo per poter leggere. Tenere in mano un volume da sfogliare, sentirne la consistenza e l’odore, è un’abitudine ormai così consolidata che non riesco a considerare altri modi.
Qual è la cosa più difficile che hai dovuto scrivere nel tuo libro?
Scrivere in dialetto acrese! È la mia lingua madre, mai persa anche se da tanto non vivo più ad Acri, però non è per niente facile scriverla, perché ha dei suoni che non hanno una corrispondenza grafica precisa e questo ne impoverisce l’efficacia.
Chi è il tuo primo lettore a libro finito?
Paola e Chiara, moglie e figlia. Leggono il testo dopo la prima stesura ed evidenziano quello che non funziona, in modo da intervenire nella prima revisione del testo. È uno scambio continuo, anche per testare l’efficacia di un singolo periodo.
Cosa ha ispirato l’ambientazione del tuo libro?
Gli eventi si svolgono in un ambiente naturale attraente e in un contesto urbano, Acri, dove le persone vivono e si esprimono con originalità. Gli ingredienti erano già pronti: mentre scrivevo ho avuto l’impressione di doverli solo combinare insieme.
Fai una scaletta di ciò che vuoi scrivere o ti lasci guidare dalla storia?
Narratore architetto o esploratore? Non riesco a progettare, mi sento a mio agio quando mi muovo in un ambiente sconosciuto, da scoprire passo dopo passo. Quando scrivo mi sento esploratore e mi piace sorprendere me stesso per quello che viene fuori.