Questionario di Holden: Alessandro Perugini

Quali sono i tuoi scrittori/poeti preferiti?
Tra gli scrittori prediligo i classici, soprattutto i russi. Ho letto tutti i romanzi di Dostoevskij e di Tolstoj e qualche opera di Puskin, Turgenev e Gogol. Amo gli autori russi perché attraversano la grande stagione del romanzo dell’Ottocento.

Cosa ti ha spinto a scrivere questo libro?
Quando scrivevo la tesi di laurea in biblioteca sono rimasto astratto dagli screen server dei computer degli studenti: mostravano bolle di sapone che sembravano voler uscire dallo schermo. Così mi è venuta l’idea delle bolle di sapone magiche.

Consigliaci un libro da leggere e spiegaci perché dovremmo leggerlo.
Consiglio di leggere il libro di racconti Umane traiettorie di Luisa Patta. L’autrice affronta tematiche sociali impegnative, ma senza retorica dando voce a persone che non hanno voce. Lo stile è scorrevole. Libro che resta nel cuore dei lettori.

Chi è il tuo primo lettore a libro finito?
Il primo lettore è mio padre Alvaro perché è un lettore forte e a lui e ai miei amici ho dedicato il libro. Mio padre legge soprattutto libri di storia, ma anche romanzi.

Fai una scaletta di ciò che vuoi scrivere o ti lasci guidare dalla storia?
Non faccio mai una scaletta. Non so cosa ci sarà nella pagina dopo. Seguo la storia, che mi inspira il seguito, come un lettore che immagina cosa succederà dopo. Immagino talora soltanto le scene che si svilupperanno nella mia mente.

Questionario di Holden: Emilia Testa

Quando hai letto il tuo primo libro?
Il primo libro letto, in realtà me lo leggeva mio padre, è stato Oliver Twist. Mio padre amava Dickens, in realtà anche io, ma a otto anni gli chiesi di passare a Tex Willer. La sofferenza dei personaggi di Dickens mi aveva messa a dura prova.

Cosa ti ha spinto a scrivere questo libro?
La prematura morte di un amico, tanto tempo fa. Per rendere non più relativa la percezione di quella realtà, l’idea di viaggiare in uno spaziotempo, dove non c’è passato né futuro, ma solo un gioco di specchi deformanti.

Scrivi ascoltando musica?
Scrivo facendomi suggestionare dalla musica. Mentre scrivevo questo libro ascoltavo i Clash, De André e gli AC/DC, mi riportavano al periodo in cui è ambientato il libro, ai sogni e alle passioni di una me stessa adolescente.

Preferisci libri stampati, audiolibri o e-book? Perché?
Amo i libri stampati, direi che ne sono dipendente, accumulo libri come se dovessi vivere mille vite. Leggere è un’abitudine che crea dipendenza, dal momento che inizi non riesci più a smettere.

Cosa ha ispirato l’ambientazione del tuo libro?
La mia città, Napoli. Se nasci a Napoli hai una sorta di mandato: scagliarti contro i tanti suoi problemi ma, nello stesso tempo, esaltarne meriti e bellezze. In un perenne ritorno a una condizione di figliuol prodigo, sempre e per sempre.

Questionario di Holden: Maurizio Vaccaro

Quali sono i tuoi scrittori/poeti preferiti?
Per gli studi che ho fatto e per le vicende professionali che ho attraversato, le mie letture si sono indirizzate dai saggi politici di Nadia Urbinati a quelli storici di Simona Colarizi, fino a quelli sociologici di Luca Ricolfi e di Luciano Canfora.

Cosa ti ha spinto a scrivere questo libro?
Ho deciso, qualche tempo fa, di uscire da quella “arena” di esplorazioni politologiche dei miei scritti precedenti, per confrontarmi con me stesso raccontando vicende personali e professionali senza cercare assoluzioni o tormentate condanne.

Quando scrivi un libro da dove parti? Titolo, incipit, fine…?
Questo scritto vuole visibilmente rappresentare il necessario intreccio tra la continuità delle esperienze vissute e la contaminazione dei pensieri che le hanno preparate. Ho evitato i toni di una arrogante autostima come di una umiltà accattivante.

Qual è la cosa più difficile che hai dovuto scrivere nel tuo libro?
Non ho sofferto nel raccontate la mia trasparente consapevolezza di non avere sempre superato il traguardo dei miei cammini, di non avere completato l’ultimo miglio, sia pure con positive attitudini verso strade non ancora asfaltate.

Cosa ha ispirato l’ambientazione del tuo libro?
Ho voluto traslocare la narrazione di mie vicende personali e professionali dal genere “romanzo” in una sorta di “saggio” cui sia possibile attribuire un rango e una qualità “politici”. Quelle vicende ne rappresentano i miei approcci culturali.

Questionario di Holden: Umberto Cavallini

Come scrivi di solito, a mano o col computer?
Quando devo pensare alla trama, scrivo a mano. Sul foglio A4 metto frecce di rimando, sottolineature con evidenziatore in giallo, commenti etc. La stesura poi la faccio a computer, dove mi è facile lavorare di taglia e incolla.

Cosa ti ha spinto a scrivere questo libro?
Un viaggio a Cadimare, un incontro fortuito. Ma, salvo poche eccezioni, per me è misteriosa l’ispirazione che sta alla base di un racconto: è un cocktail ben miscelato di notizie, personaggi, esperienze, con l’aggiunta di un pizzico di inventiva.

Quando scrivi un libro da dove parti? Titolo, incipit, fine…?
L’incipit è importante, deve essere potente! Il lettore si deve emozionare, innamorare. Ma poi tutto ritorna: l’incipit, il corpo, la fine del racconto sono tutt’uno. Come in una composizione musicale, come in un dipinto, come un’architettura…

Attualmente stai lavorando a qualche libro?
Sì, è un lavoro che mi impegna molto. È un giallo, ma non solo… Affronta il tema dell’elaborazione del dolore e dell’amore.

Preferisci libri stampati, audiolibri o e-book? Perché?
I miei libri, una volta letti, sono impresentabili: annotazioni, commenti, rimandi… tutto ciò non potrei farlo senza la carta stampata. Gli e-book e soprattutto gli audiolibri hanno un modo diverso di fruizione.

Questionario di Holden: Tiziana Franceschi

Quali sono i tuoi scrittori/poeti preferiti?
Il mio scrittore preferito è Jonathan Franzen, mi piace come racconta la vita quotidiana con tutte le sue sfaccettature, alcune volte tragiche, altre comiche, spesso goffe, ma che sempre rispecchiano la società nella quale viviamo.

Quando hai letto il tuo primo libro?
Ho sempre letto molto, sin da piccola. Il primo libro che ho letto è stato Piccole donne, ricordo ancora il profumo della carta di quel libro appena comprato. Ho riso e pianto con le quattro sorelle March.

Cosa ti ha spinto a scrivere questo libro?
Ho iniziato a scrivere il mio libro per elaborare il lutto di due bambini mai nati, poi con il tempo ho voluto trasformare il dolore in gioia, decidendo di raccontare la storia di come siamo diventati genitori di un bambino lontano.

Consigliaci un libro da leggere e spiegaci perché dovremmo leggerlo.
La collina dei conigli di Richard Adams(1972); l’ho letto 3 volte nel corso della mia vita, è molto attuale. Racconta dell’importanza di avere una famiglia (e una comunità) e di come insieme sia possibile affrontare le avversità.

Attualmente stai lavorando a qualche libro?
Ho in mente un libro per bambini, al momento lo sto solo immaginando ma so che piano piano prenderà forma.

Questionario di Holden: Martina Muci

Quando hai letto il tuo primo libro?
Da che ho coscienza più che memoria il mio primo libro è stato Narciso e Boccadoro di Hermann Hesse, testo che ha dischiuso nella me preadolescente il senso e il segno profondamente organici e dinamici dei “passaggi di stato” della natura umana.

Ha delle abitudini particolari durante la scrittura?
Ciò che possibilizza concretamente la possibilità stessa del mio sentire poetico è l’esercizio retrospettivo sui ricordi, così come l’ancoraggio e lo stimolo visivi di una realtà extralinguistica in attesa di ricevere densità e dignità letterarie.

Scrivi ascoltando musica?
Sì, per dotare il ragionamento poetico di un sottotesto emotivo che orienti il sentimento del mio pensiero e la sua lessicalizzazione, soprattutto nella fase più magmatica della creazione, che serve a innescare e innestare la narrazione sulla carta.

Puoi esprimere un desiderio. Vorrei saper scrivere come…?
Vorrei saper scrivere con la sensibilità “atmosferica” di Emily Dickinson e la sensualità illirica di Anne Sexton, ma anche secondo l’apparato sinestetico della penna di Wisława Szymborska.

Preferisci libri stampati, audiolibri o e-book? Perché?
Preferisco i libri in formato cartaceo per il senso tattile dell’esperienza, che ne restituisce una qualità ritualistica, rendendo possibile il passaggio dal mutismo spoetizzante dell’oggetto-presenza al valore affettivo dell’oggetto-segno.