
Quali sono i tuoi scrittori/poeti preferiti?
Per gli studi che ho fatto e per le vicende professionali che ho attraversato, le mie letture si sono indirizzate dai saggi politici di Nadia Urbinati a quelli storici di Simona Colarizi, fino a quelli sociologici di Luca Ricolfi e di Luciano Canfora.
Cosa ti ha spinto a scrivere questo libro?
Ho deciso, qualche tempo fa, di uscire da quella “arena” di esplorazioni politologiche dei miei scritti precedenti, per confrontarmi con me stesso raccontando vicende personali e professionali senza cercare assoluzioni o tormentate condanne.
Quando scrivi un libro da dove parti? Titolo, incipit, fine…?
Questo scritto vuole visibilmente rappresentare il necessario intreccio tra la continuità delle esperienze vissute e la contaminazione dei pensieri che le hanno preparate. Ho evitato i toni di una arrogante autostima come di una umiltà accattivante.
Qual è la cosa più difficile che hai dovuto scrivere nel tuo libro?
Non ho sofferto nel raccontate la mia trasparente consapevolezza di non avere sempre superato il traguardo dei miei cammini, di non avere completato l’ultimo miglio, sia pure con positive attitudini verso strade non ancora asfaltate.
Cosa ha ispirato l’ambientazione del tuo libro?
Ho voluto traslocare la narrazione di mie vicende personali e professionali dal genere “romanzo” in una sorta di “saggio” cui sia possibile attribuire un rango e una qualità “politici”. Quelle vicende ne rappresentano i miei approcci culturali.