Questionario di Holden: Anna Chiara Venturini

Chi è il tuo primo lettore a libro finito?
Una donna preziosa. Creiamo le scene del romanzo, facendo collage su quadernoni che diventano una sceneggiatura. Facciamo shooting per promuovere il libro. Corregge le bozze, non le scappa niente, adora le virgole. Si chiama Alice, figlia meraviglia.

Come hai creato il mondo o l’ambientazione del tuo libro? Quali elementi ti hanno ispirato?
Le sale affrescate del palazzo di una duchessa di fine ‘800. Quadri con i ritratti di famiglia, arredi. Ore trascorse in archivi, sommersa da fotografie e lettere, con grafie simili a stupendi scarabocchi da interpretare, il resto è lievitato da sé.

Hai una biblioteca personale o collezioni edizioni particolari di libri che ami?
Ho una biblioteca di circa 2000 volumi e li ho letti quasi tutti. Di loro so dove sono, in quale ripiano dormono. Di me loro sanno che li sveglio spesso dallo scaffale, qualcuno per colpa mia soffre d’insonnia. Nel loro silenzio scopro mille vissuti.

Qual è il momento più soddisfacente del processo di scrittura per te?
Quando arriva la mail dell’editore con l’allegato da revisionare. Allora mi siedo, comincio a sfogliare e incollo lo sguardo sul frontespizio e penso: “Ce l’ho fatta!” È in quell’attimo che la piccola creatura s’aggrappa per sempre alla mia felicità.

Se non fossi uno scrittore, quale altra professione ti piacerebbe intraprendere?
La Svuotasoffitte, così creerei storie nuove, le più diverse, scoprirei come la gente trattiene i ricordi o vuole dimenticare i propri vissuti. Sarebbe una corsia perfetta per lanciare al galoppo i cavalli bianchi della fantasia. Non li fermerei più.

Questionario di Holden: Anna Chiara Venturini

Quando hai letto il tuo primo libro?
Al netto delle letture consigliate dalle maestre, il primo scelto proprio da me è stata L’allegra fattoria, un’edizione piccolissima, una storia di animali e bambini. L’ho divorato un’estate salendo ogni volta sul ramo del fico nel giardino di casa.

Come scrivi di solito, a mano o col computer?
Rigorosamente al computer, anche se mi piace scrivere a mano. La tastiera è comoda, collasso se non correggo ogni volta qualcosa. La revisione invece mi piace farla solo sulla carta e con una bella penna rossa. Un pizzico di nostalgia non guasta mai!

Cosa ti ha spinto a scrivere questo libro?
Il desiderio di parlare serenamente di un luogo, con cui prima o poi faremo conoscenza: la Certosa. Molti lo vivono con timore o sono prevenuti. Cecilia perde la sua Celeste senza poterla abbracciare. Come sarebbe stato darle bacio della buonanotte?

Consigliaci un libro da leggere.
Le nostre anime di notte di Kent Haruf, una carezza che dovrebbe accompagnare la vita di ciascuno fino al suo naturale orizzonte. Ci conto molto.

Puoi esprimere un desiderio. Vorrei saper scrivere come…?
La scrittura riflette uno stile. Non desidero assomigliare ad altri. Se lo facessi, ammesso che ci riuscissi, esaurirei l’energia che esprimo. Negherei la mia impronta, i personaggi si girerebbero chiedendomi il perché. Invece, mi piace ascoltarli.