Questionario di Holden: Gian Carlo Fanori

Come scrivi di solito, a mano o col computer?
Computer. Ricordo quando scrivevo a mano o con la macchina da scrivere, e mi sembra cosa di secoli fa. Soprattutto: quanta fatica risparmiata!

Attualmente stai lavorando a qualche libro?
Sì, a un libro di racconti (brevi e lunghi).

Preferisci libri stampati, audiolibri o e-book? Perché?
Libri stampati. Il piacere di sfogliare le pagine e il profumo della carta stampata sono ineguagliabili.

Biblioteca, libreria fisica, libreria online, mercatini… Dove prendi i libri che leggi?
In libreria fisica.

Cerco di contribuire alla sopravvivenza di queste attività.

Fai una scaletta di ciò che vuoi scrivere o ti lasci guidare dalla storia?
Io la scaletta la predispongo, ma il più delle volte si rivela un lavoro inutile. La storia tende a prendere il sopravvento, spesso i personaggi sembrano avere vita propria.

“Elettra” di Gian Carlo Fanori: un romanzo dalle pagine intense

a cura di lasciaticonsigliare.wordpress.com | Chiara Verzulli

Una vera e propria scoperta.
Leggere il libro con un pov unico solitamente mi lascia poco sazia, ho voglia di sapere cosa avviene nel co-protagonista, ma questo autore mi ha stupita. È riuscito a immergersi nei panni di una donna – sono convinta che non sia stato facile, noi abbiamo delle stratificazioni che sembrano non finire, come diceva una canzone:

“Siamo così, dolcemente complicate
Sempre più emozionate, delicate
Ma potrai trovarci ancora qui.”

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“Elettra” di Gian Carlo Fanori: una scrittura fluida che tiene avvinto il lettore fino al finale

a cura di librimagnetici.blogspot.com

È sempre difficile scrivere un libro con un’unica protagonista, perché si rischia di riempire pagine di monologhi che per noi lettori possono risultare davvero solo dei riempitivi. Se poi chi scrive è un uomo, a volte ci capita di leggere un punto di vista non proprio pertinente (e vi assicuro che ci sono letture di questo tipo e anche molto acclamate). Ma non è il caso di questa storia, che si è rivelata una lettura interessante, profonda e soprattutto reale. La protagonista e l’ambientazione, tutte italiane, rispecchiano perfettamente la società lavorativa italiana attuale, dove ancora ci sono mondi in cui si è convinti che la donna non possa e non debba “fare” quel lavoro.

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