
Quali sono i tuoi scrittori/poeti preferiti?
Agatha Christie per la genialità degli intrecci e l’analisi della natura umana. Edgar Allan Poe per l’umorismo nero. Dickens e Thackeray per l’ironia tagliente. Le Brontë per le atmosfere e per la potenza, talvolta violenta, delle emozioni.
Cosa ti ha spinto a scrivere questo libro?
Il mito delle masche mi appassiona da quando ero bambina. La vita mi ha portata a conoscere Levone e la storia di quattro donne processate per stregoneria. Nulla accade per caso. Ho deciso di costruire un romanzo per far rivivere la loro memoria.
Quando scrivi un libro da dove parti? Titolo, incipit, fine…?
Parto dall’incipit, che però subisce diverse modifiche durante la stesura. Ho l’abitudine quasi compulsiva di appuntarmi idee per la trama durante il giorno, che poi cerco di mettere insieme a tarda sera. Il titolo lo scelgo a lavoro ultimato.
Attualmente stai lavorando a qualche libro?
Sto lavorando a un libro in collaborazione con un amico. Il romanzo può essere visto come una sorta di prequel de La congrega di Levone. La narrazione prende vita là dove tutto è iniziato: nel 1474, fra la popolazione contadina del Canavese.
Hai mai sperimentato il blocco del lettore? Come l’hai superato?
Sì. È stato un periodo complicato, caratterizzato da un malessere personale. Uscirne è stato come ricostruire un mosaico: unire tanti pezzettini per ricreare il mio benessere. Uno di questi è stato impormi di spegnere lo smartphone e aprire un libro.