a cura di Martina Benedetti
Quanto è imprevedibile la vita? Quante volte ci interroghiamo sul senso profondo di essa non trovando risposte? Ci sentiamo sempre troppo piccoli verso i misteri dell’universo. Ed è forse giusto così. Dopotutto non era proprio il filosofo Soren Kierkegaard a paragonare la fede ad un vero e proprio “salto nel vuoto”?
Ho notato, crescendo, che è proprio il dolore, molto spesso, a farci porre gli interrogativi più sinceri e profondi. Non dico che sia necessario o giusto soffrire ma la frase “il dolore ti cambia” non è per niente scontata. Il dolore ci cambia rendendoci uomini e donne nuove.
Le grandi sofferenze ci plasmano facendoci spesso capire quali sono le cose per noi più importanti.
Il libro A mani nude’ di Filippo Neviani è il viaggio nella vita e nel dolore di un uomo che posto davanti a limiti fisici, conseguenti a un brutto incidente, trova la forza di reinventarsi con il potere della sua mente, della fede e dei legami veri.
L’esperienza della degenza ospedaliera è raccontata dall’autore quasi come un’epifania. Un luogo in cui la propria sofferenza viene accostata a quella altrui e conseguentemente ridimensionata in un’ottica globale. Un grande esercizio di empatia.
Molte riflessioni esistenziali contornano un racconto in prima persona e il focus della narrazione non riguarda l’adrenalina che un grande artista può provare sopra a un palco, ma di come i veri riflettori siano sempre puntati verso le cose importanti della vita. Una luce che investe la grandezza delle piccole cose.
Consigliato.