“L’oscurità dell’anima” di Anna Maria Lella: un libro che conquista, penetra nel profondo e scava

dalla redazione di lesfleursdumal2016.wordpress.com

Cosa posso mai dire della penna di Anna Maria Lella?
Poco, pochissimo.
Ed è il primo indizio che fa comprendere a te mio lettore, come ci si trovi di fronte a uno stile maturo, raffinato e complesso.
E quindi la mai anima e il mio senso estetico, gongolano.
Meno le mie dita nervose, desiderose di imprimere il loro passaggio sui tasti. Perché lo sapete oramai, quando un libro è bello è molto difficile descriverlo.

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“L’oscurità dell’anima” di Anna Maria Lella: una storia tesa e imprevedibile

dalla redazione di libriamociblog.it

Dal 1630 aleggia su Milano la leggenda del Diavolo di Porta Romana, un uomo che, nel pieno dell’epidemia di peste e quindi di terrore e morte, non perse occasione per festeggiare, invitare illustri ospiti nel suo palazzo o girare per le strade della città ostentando ricchezza sulla sua carrozza nera trainata da sei cavalli. Cronache dell’epoca riportano stralci di descrizioni fatte su Ludovico Acerbi, l’uomo che tutti ritenevano potesse essere satana in persona e, anno dopo anno, secolo dopo secolo, il suo nome ha continuato ad alimentare leggende e storie permettendo la diffusione di materiale utile a ispirarne di nuove.

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Intervista a Anna Maria Lella per il suo “L’oscurità dell’anima”

dalla redazione di atuttovolumelibri.it

1 – Come è nata l’idea di scrivere il tuo libro “L’ oscurità dell’anima”?

Circa un anno fa, facendo una ricerca storica sulla città di Milano, allo scopo di intraprendere la stesura del romanzo, ho appreso una notizia che mi era del tutto sconosciuta. Un alone di mistero circonda il palazzo situato in corso di Porta Romana, al numero tre. Sono andata a vederlo e ho notato che le due colonne poste al fianco del sontuoso palazzo terminano con due facce di leoni, che a mio avviso sono molto somiglianti a demoni. Vi abitava nella seconda metà del XVI secolo un certo Ludovico Acerbi. Di lui si diceva che avesse barba lunga e quadrata, occhi infuocati come la “bragia” (brace: Dante definiva nello stesso modo quelli di Caronte) e il ghigno satanico.

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“L’oscurità dell’anima” di Anna Maria Lella: una storia di grande impatto emotivo

dalla redazione di atuttovolumelibri.it

Ho letto “L’oscurità dell’anima” in poco tempo, anche facendo tarda notte, perché la storia l’ho trovata di grande impatto, pure emotivo, oltre ad essere assai scorrevole ed avvincente.
Per un milanese come me, scoprire che alcune scene sono state ambientate proprio nella città di Milano, in zone a me note, è stata una piacevole sorpresa. Tutto ciò mi ha permesso di entrare, ulteriormente, nella storia in modo ancora più attivo e coinvolgente.
La penna della scrittrice incide le pagine facendoci percepire anche la sofferenza delle vittime e dandoci la possibilità di assistere come se fossimo degli spettatori presenti proprio sul posto.

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