

a cura della redazione di Close-Up
Nel 2018, Occhi di marrone, intenso romanzo di Iacopo Maccioni, varcava le soglie del campo di concentramento di Terezín, nei pressi di Praga.
Non un campo qualsiasi, quindi, (per quanto aberrante possa essere un aggettivo come “qualsiasi” riferito alla specificità dei lager nazisti), ma un mondo a sé nella realtà frastagliata dell’universo concentrazionario. Piuttosto, un campo civetta. Il luogo in cui erano rinchiusi gli intellettuali e gli artisti, troppo noti al mondo per sparire così facilmente, senza destar sospetto, anche in tempi turbolenti come quelli di guerra.
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