La leggenda di Santa Claus

Tutto nasce cento secoli fa, quasi fosse una favola, quando gli uomini smisero di fare la vita nomade e si trasformarono in agricoltori. Coltivare la terra significò disporre di più cibo del necessario.
Accadeva allora che all’inizio dell’inverno, cioè verso la fine di dicembre, il lavoro nei campi doveva essere interrotto. Divenne, così, tradizione organizzare una grande festa, tra canti e balli, dove ciascuno offriva cibo e bevande che aveva messo da parte. Gli antichi Persiani celebravano Mitra, il dio della luce; i Germani Odino, che galoppava su un cavallo a otto zampe; i Romani festeggiavano i Saturnalia, periodo in cui non far regali portava male e gli schiavi prendevano il posto dei padroni.

Il Natale si festeggia in tutto il mondo, in ogni paese, tutti i popoli, cristiani e non cristiani, nel mese di Dicembre celebrano feste di pace, di fratellanza, di gioia e prosperità, ciascuno secondo la propria cultura e le proprie tradizioni. Ma da dove nasce l’idea di festeggiare la Natività proprio il 25 dicembre?
La proposta fu avanzata all’inizio del iv secolo perché i padri della Chiesa non riuscendo a eliminare la festa pagana, la cristianizzarono per evirare il ritorno di culti ’impuri’. Il fatto curioso è che all’epoca nessuno sapeva con precisione quando fosse nato Gesù Cristo e le date più accreditate erano 1° gennaio, 6 gennaio, 25 marzo, 20 maggio. Oltretutto, all’epoca i compleanni non avevano importanza perché quelle che contavano erano le date di morte. Ma per offrire ai convertiti un’occasione per festeggiare comunque, senza spezzare una tradizione, la Chiesa stabilì ufficialmente il 25 dicembre come giorno della Natività.
Il rito dell’albero di Natale risale, invece, alla festa del Sole voluta da Aureliano. Il ceppo nelle case doveva bruciare per dodici giorni consecutivi e doveva essere preferibilmente di quercia, un legno propiziatorio, da come bruciava si presagiva come sarebbe stato l’anno futuro. Il ceppo natalizio nei nostri giorni si è trasformato nelle luci e nelle candele che addobbano case, alberi, e strade. Nelle case viene allestito un presepe e un albero di tradizione più nordica.
Babbo Natale si veste con un abito e un cappello color rosso fuoco bordato da una pelliccia bianca che sembra quasi neve, porta i regali a tutti i bambini buoni del mondo con la sua slitta trainata da renne nella notte più magica dell’anno. Entra dal camino per lasciare i doni sotto l’albero addobbato per l’occasione. Secondo una historia dell’iv secolo Babbo Natale in realtà si chiama San Nicola ed è nato in Turchia.
Un giorno salvò tre bambini da un oste che voleva cucinarli e servirli come porcellini da latte. Da ciò nacque la sua fama di protettore dell’infanzia. E si racconta che portasse regali ai piccini, vestito da vescovo, con abiti rossi e bianchi. Poi, con la Riforma protestante, la sua figura venne bandita. Ma gli olandesi ne mantennero viva la memoria, in quanto San Nicola era anche protettore dei marinai. E portarono con sé, nel Nuovo Mondo, la tradizione che venne presto americanizzata. Nell’Olanda del XVI secolo i bambini mettevano gli zoccoli vicino al caminetto la notte in cui arrivava San Nicola. Gli zoccoli erano riempiti di paglia, pasto per l’asino del santo. In cambio, Nicola avrebbe messo un regalino in ogni zoccolo. In America, gli zoccoli vennero sostituiti dalle calze, molto più capaci e soprattutto allungabili. E non è tutto. Gli Olandesi chiamavano San Nicola Sinter Klaas e, quando nel XVII secolo persero il controllo di Nuova Amsterdam, l’attuale New York, gli inglesi tradussero Sinter Klaas in Santa Claus. Ed è proprio in America che il santo europeo si trasformò nel Babbo Natale che conosciamo.
Nel 1931, Haddon Sundblom, grafico pubblicitario, fu incaricato dalla Coca-Cola di occuparsi della campagna pubblicitaria. L’artista aveva come vicino di casa un commesso viaggiatore di nome Lou Prentice. Un omone grande e grosso con una folta barba bianca, gote rosse e un sorriso bonario. Gli mise addosso una giubba, un paio di pantaloni e un berretto rossi, con bordi bianchi. Era nato Babbo Natale, come lo conosciamo noi, che guida una slitta trainata da otto renne, proprio le zampe del cavallo di Odino.
E la tentazione di scrivergli una letterina spedendola magari via etere a uno dei suoi numerosi blog sparsi sul web è forte… Per chi invece preferisse una più classica missiva cartacea il suo indirizzo ’ufficiale’ è: Santa Claus, Santa Claus Land, Artic Circle, 96930 Rovaniemi, Finlandia. Per gli scettici, vale la pena di ricordare che a Rovaniemi c’è un parco attrazioni dedicato proprio a Babbo Natale. Perciò lui è davvero lì…
I tradizionali biglietti illustrati che ogni anno vengono inviati agli amici per augurare loro un Felice Natale e un sereno Anno Nuovo, sono una tradizione occidentale recente. Infatti i primi bigliettini furono stampati e messi in vendita nel 1843 in Inghilterra. Fra tutti coloro che hanno dichiarato di essere stati gli inventori dei biglietti natalizi, gli inglesi sono propensi a riconoscere il diritto di precedenza a Henry Cole, un simpatico antiquario di Londra. Il gentiluomo infatti, nel novembre del 1843, aveva scritto sulle pagine del suo diario: “ Mr. Horsley mi ha consegnato il disegno che gli ho commissionato per i biglietti natalizi!” Cole si riferiva a un disegno che raffigurava una famiglia riunita a tavola. Sotto due piccole scene natalizie, si potevano leggere queste frasi: “Vestite chi non ha abiti” e “ Date da mangiare a chi ha fame”. Cole fece stampare mille biglietti, li fece colorare a mano e li mise in vendita. I biglietti piacquero molto e furono venduti, ma prima che l’idea si diffondesse, passarono circa dieci anni. I primi bigliettini natalizi riproducevano scenette invernali, con paesaggi ammantati di neve candida e bambini intenti nei loro giochi, addormentati nei lettini o seduti sotto l’albero accanto ai doni.
Chissà quanti bigliettini letti davanti a una fetta di pane di Toni…
Si racconta che verso il 1500, Toni fosse uno sguattero di casa Sforza e che avesse preparato, con gli avanzi di cucina, un dolce per festeggiare con i suoi amici. Ma quando il cuoco si accorse che tutte le sue torte per il pranzo dei duchi erano bruciate, Toni gli venne in aiuto offrendogli il suo insolito dolce a forma di cupola, a base di uova, burro, farina, zucchero, uva sultanina e cedro candito. Fu un successo per la tavola di Ludovico Sforza. Era nato ’el pan di Toni’ che, nel giro di poco, divenne il ’panettone’, il dolce natalizio più famoso al mondo.
E non sarebbe Natale senza una romantica leggenda…
A Città del Messico, in un tempo che forse non fu mai tale e dunque sfugge a ogni connotazione storica, viveva una bambina molto povera, di nome Ines. La sera della vigilia di Natale voleva portare un fiore a Gesù Bambino ma non aveva i soldi per acquistarlo. Girò per le strade senza sapere cosa fare, quindi decise di raccogliere dei rametti da un cespuglio visto per caso tra i ruderi di una casa abbandonata. Dopo averli raccolti pensò di abbellire il mazzetto con l’unica cosa bella che possedeva, un fiocco rosso per capelli.

Arrivò alla chiesa che era ormai buio e pensò di non trovarci nessuno. Depose il suo mazzolino davanti alla statua di Gesù Bambino. Subito dopo sentì dietro di sé delle voci. Erano le ultime persone attardatesi che stupite e incuriosite osservavano il bellissimo fiore di Ines e le chiedevano dove lo avesse trovato. La bambina si voltò incredula verso il suo mazzolino e vide che le foglie verdi del cespuglio si erano colorate di rosso e le bacche color oro al centro avevano preso la forma di un cuore. Un dono semplice, ma spontaneo e sincero era stato tanto apprezzato dal figlio di Dio da trasformarlo nel fiore più bello al mondo: la stella di Natale.

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