
George Bailey è un uomo che ha passato tutta la sua vita al servizio del prossimo in una piccola cittadina di provincia. La vigilia di Natale, però, suo zio Billy perde una grossa somma di denaro, di vitale importanza per salvare la loro cooperativa edilizia, ereditata dal padre. Infatti, il cinico e spietato capitalista Potter vuole mettere le grinfie sulla loro attività e non si fermerà davanti a nessuno. Nemmeno a Natale. George, disperato, decide di uccidersi gettandosi da un ponte, in modo che l’assicurazione sulla vita copra i debiti. Viene salvato da un ’aspirante’ angelo, Clarence, che deve compiere una buona azione per meritarsi le ali. Comincia così un viaggio onirico-realistico durante il quale Clarence mostra a George come sarebbero andate le cose se lui non fosse mai nato. Attraverso questa sofferta rimembranza George riacquista speranza e grazie all’aiuto degli amici e dei vicini trova una via d’uscita evitando la bancarotta. Sarà una dura lotta ma il Natale porterà nuovamente speranza e gioia nella sua casa.
La storia narrata è quella di un uomo comune, una di quelle persone semplici di cui oggi sentiamo molto la mancanza, ormai soppiantate da personaggi in cerca di gloria e celebrati di per sé.

Pensavo che La vita è meravigliosa fosse il più bel film che avessi mai fatto. Era il film per la mia gente, un film per dire ai depressi, agli sconfortati, ai disillusi, ai barboni, ai poveracci, alle prostitute, che nessun uomo è un fallito!
Che la vita di ogni uomo confina con la vita di molti altri. E che se quell’uomo non ci fosse creerebbe un vuoto terribile.”
Frank Capra
Insieme a James Stewart seguiamo l’infanzia del piccolo George Bailey che traccia la sua vita al servizio degli altri, sacrificandosi. È ancora un bambino quando salva miracolosamente il fratello caduto in uno stagno ghiacciato. Il suo sogno è la laurea che può prendere soltanto trasferendosi fuori città. E vorrebbe girare il mondo. Ha la valigia pronta, sta per partire quando decide di rimanere a casa per mandare avanti la società fondata dal padre lasciatagli in eredità pochi anni prima; una cooperativa che fornisce case ai meno abbienti. La prima rinuncia. George non si arrende e tira avanti. Nel frattempo conosce una splendida ragazza concittadina. Il loro incontro è suggellato da una scena maestosa in cui George conquista l’amore dell’amata. Memorabile una sua battuta: “Che cos’è che vuoi, Mary? Cosa vuoi? Vuoi la luna? Di’ soltanto che la vuoi e io la prenderò al lazzo e la tirerò giù. Hey. È un’idea graziosa. Ti darò la luna, Mary”. I due ragazzi si sposano e vanno ad abitare in una vecchia casa umida dove cresceranno negli anni futuri tre figli splendidi. Billy, lo zio maldestro, mentre si trova a fare un deposito di ottomila dollari in banca incontra il perfido finanziere Potter e per sbaglio i soldi finiscono in mezzo alla copia di un quotidiano nelle mani dello stesso. Comincia così il dramma della famiglia Bailey. Potter non restituirà mai la somma.
È la vigilia di Natale, George non ce la fa più e si avvia verso il ponte sul fiume che attraversa la città decidendo di suicidarsi. È vicino al parapetto. Un angelo appare improvvisamente al suo fianco con l’intento di salvarlo. Lo conduce con sé verso tutti i luoghi familiari a George: un bar, le strade cittadine, la propria casa… Niente è più come prima, ciò che i due vedono è quello che sarebbe successo se George non fosse mai nato: la città porta il nome di Potter, la cooperativa è fallita, la casa vecchia e umida è disabitata, nessuna abitazione è stata costruita per i meno abbienti, nessuno più lo riconosce, nemmeno sua moglie rimasta zitella…
Ecco che il messaggio insito nel titolo entra nel cuore di George e di noi spettatori, la vita è meravigliosa e nessun ostacolo o disgrazia può farcela amare con meno intensità. L’angelo ha compiuto il suo lavoro, ha aperto una breccia nel petto dell’Uomo. Tutto quasi per magia torna come prima, George riprende in mano la sua vita precipitandosi a casa dalla moglie riempiendola di baci e abbracci. Un uomo nuovo è entrato in quella famiglia.
Il finale è meraviglioso tanto quanto la vita, allegro, strappalacrime, poetico e forse un po’ scontato ma comunque riesce a regalarci emozioni che nascondiamo dentro di noi ma che per la maggior parte della nostra vita fingiamo di non avere. Una campanella suona, Clarence ha avuto le sue ali da Dio, adesso è un angelo di prima categoria e noi umili spettatori forse, siamo più consapevoli che vivere è un dono, negarne la meraviglia corrisponde a negarne l’esistenza.