a cura di Marco Palagi
“Giorni di fuoco” di Ryan Gattis è un romanzo duro, crudo, che prende allo stomaco, una vicenda reale e violenta che ci permette di comprendere qual è, a volte (o spesso), la vera anima dell’essere umano, un’anima intrisa di dolore e vendetta, di “occhio per occhio” e mai perdono e comprensione.
I giorni di fuoco del titolo sono quelli che prendono il via il 29 aprile 1992 e si concludono sei giorni dopo e segnano una tappa dolorosa della storia di Los Angeles, a seguito della fine di uno dei processi più celebri della storia americana nel quale il tribunale assolve quattro poliziotti coinvolti nel pestaggio di Rodney King, tassista afroamericano. Passano meno di due ore dal verdetto e la città degli angeli diventa un inferno di fuoco e omicidi e rappresaglie. Quale migliore occasione per le gang di quartiere di regolare i loro conti in sospeso? O per razziare negozi e case? I poliziotti sono inferiori di numero, si fa ricorso alla Guardia Nazionale, i pompieri sono costretti a spegnere un incendio dopo l’altro rischiando persino di essere uccisi dalla guerriglia urbana o di armarsi loro stessi per proteggersi. L’odiata LAPD è sopraffatta, “all involved” come il titolo originale del libro dà una percezione molto precisa di quei giorni, “ci sono tutti dentro”, nessuno escluso.
Un ottimo libro, potente e disarmante in alcuni punti, un pugno in faccia e allo stomaco e alle giunture in altri, il romanzo è narrato sotto diversi punti di vista da persone e personaggi totalmente differenti l’uno dall’altro: dal ganster all’innocente che si trova in mezzo alle rivolte, dalla suora al vigile del fuoco, dall’agente dei servizi speciali che non fa sconti e usa la violenza come unico mezzo di comunicazione al cervello della gang dell’“hood”, rione di Lynwood, “Big Fate”…
Los Angeles diventa un grande campo di battaglia e puoi decidere di barricarti in casa e sperare che tutto finisca il prima possibile oppure scendere in strada, armato, e cercare vendetta o un modo per approfittarti di quel caos. Nonostante i continui cambi di punti di vista e i tanti personaggi di quei giorni, Gattis riesce ad amalgamare in modo superbo una delle storie più raccapriccianti e riprovevoli della nostra storia umana, che termina con 60 morti e 2300 feriti, almeno quelli ufficiali, perché non è dato sapere quanti corpi sono stati fatti sparire in quei sei terribili giorni.
Un romanzo non adatto per chi cerca una storia nella quale immedesimarsi, adatto invece per chi invece ama la tensione narrativa e una genuina, seppur drammatica, esposizione dei fatti di cronaca.