di Gabriele Ottaviani
Sono vuota, rotta e in disordine…
Porto un nome pagano, Venusia Marconi, Giovane Holden. Suggestiva sin dalla copertina, l’opera di Venusia Marconi è una silloge ben strutturata e dalla solida impostazione narrativa che indaga la consunzione di un amore e la necessaria rinascita che ne segue attraverso versi finemente smerigliati che esaltano tutta la potenza dei sentimenti e della resilienza dell’animo umano, che si struttura e dispiega attraverso una forza che sovente non si sa nemmeno di avere. Da leggere.