di Gabriele Ottaviani
Non mi sento mai tanto vivo come quando finalmente posso tornare a casa.
L’hotel delle cose perdute, Maria Vittoria Fariselli, Giovane Holden. Il Grand Hotel Santiago è il teatro di un delitto: ognuno degli ospiti è sospettato, ognuno ha un bagaglio di rovelli interiori, ognuno è nella maestosa hall dell’albergo, e la narrazione, elegante e articolata, conduce con mano sicura il lettore nei torbidi meandri dei tormenti esistenziali di ciascuno degli astanti, indagando l’allegoria di un non luogo in cui anche il tempo appare sospeso, e la sola presenza costante, in un’atmosfera non priva di accenti onirici, è quella dell’assenza. Ognuno ha un suo lutto da elaborare, e la peculiarità individuale di questa legge universale si manifesta in un caleidoscopico gioco di specchi che seduce, intriga e dà da pensare. Da leggere.